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L'On Mauro Pili annuncia denuncia. I fondali sono un tappeto di ordigni esplosi e non esplosi e lo Stato è obbligato a fare la bonifica

PILI

Capo Brasca (Sardegna) - Sardegna l’isola caraibica gioiello e patrimonio della nostra Italia che assieme alla Sicilia rappresentano un cammeo ambientale che il mondo ci invidia. Ma come ogni meraviglia, questi luoghi sono spesso oggetto di sfruttamento dell’uomo e spesso in maniera irreversibile viene danneggiato un patrimonio costruito dalla natura in milioni di anni. In Sardegna i territori coinvolti da servitù nella base militare di Capo Frasca si estendono da Arbus a Terralba, da Santa Giusta a Oristano, da Cabras a Riola Sardo. Il sito della Regione autonoma Sardegna descrive nel dettaglio le attività militari in questa immensa aerea:” Il Poligono di tiro sulla costa occidentale dell'Isola, utilizzato dalle aeronautiche e dalle marine italiane, tedesche e Nato per esercitazioni di tiro a fuoco aria-terra e mare-terra. Vi sono situati impianti radar, eliporto e basi di sussistenza. Occupa una superficie a terra di 14 Kmq e impegna un’ area di sicurezza a mare interdetta alla navigazione. Le ricadute sul territorio comprendono il divieto di esercitare la pesca e la presenza di ordigni inesplosi in mare e in terra. Al poligono è collegato l’aeroporto militare Nato di Decimomannu, situato a sud dell’isola, che rappresenta la base aerea più attiva in Europa. Grava principalmente sulle aree del Comune di Villasor con una superficie di 18,16 kmq, di cui 5,72 kmq di demanio e 12,44 k! mq di servitù. L’aeroporto viene utilizzato da italiani, tedeschi, inglesi e americani, soprattutto per l’addestramento di piloti di aerei supersonici al tiro nel Poligono di Capo Frasca.”

Il deputato di UNIDOS Sardegna Mauro Pili, queste terre le conosce a menadito, è stato presidente della Regione Sardegna e ha ricoperto per due legislature l'incarico di sindaco di Iglesias, oltre  ad aver scritto per La Nuova Sardegna come giornalista. Il temerario Pili ha denunciato pubblicamente il disastro ambientale che ha subito il tratto di mare proprio a Capo Frasca e con un video esclusivo, ad dir poco inquietante, ha mostrato il risultato dell'indagine sottomarina realizzata da UNIDOS sabato scorso che ha permesso di testimoniare, con immagini che lasciano poco alla fantasia, come il fondale marino sia diventato una pattumiera di residui bellici.

Un vero e proprio tappeto di bombe, missili di ogni genere, esplosi e non esplosi, un disastro ambientale senza precedenti, grida Mauro Pili, che intervistato dall'Osservatore d'Italia spiega lo scenario appena denunciato.
 

Onorevole Pili, com'è nata questa indagine sottomarina?

Dall’esigenza sempre più forte di infrangere un muro di silenzio e di omertà sulla devastazione ambientale e naturalistica delle Basi militari in Sardegna. Luoghi straordinari utilizzati non per fare esercitazioni ma per consumare armi al servizio dell’industria bellica nazionale e non solo. Si consumano armi. La persistente azione di “distruzione e deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto” e “distruzione o deturpamento di bellezze naturali” compiuta dalle continue esercitazioni militari che si svolgono all’interno dei siti protetti continua a causare danni gravissimi sia sul piano ambientale, paesaggistico e naturalistico. Dalla documentazione video di Capo Frasca si evince una devastazione ambientale e naturalistica senza precedenti che colpisce e ha colpito in modo permanente e spregiudicato il patrimonio ambientale e naturalistico della Sardegna e nella fattispecie un sito protetto da convenzioni internazionali, norme nazionali e regionali. Un vero e proprio tappeto di bombe, missili di ogni genere, esplosi e non esplosi, un vero e proprio disastro ambientale senza precedenti. La Base militare di Capo Frasca deve essere chiusa e bonificata senza perdere un giorno di tempo. Ogni ora che passa ci sono in pericolo vite umane e non solo. In quel tratto di mare la Nato e non solo hanno scaricato ogni tipo di esplosivo mettendo a repentaglio un tratto di costa vastissimo e riconosciuto come sito di importanza comunitaria. Si tratta di una violazione gravissima del codice penale e tutto questo non può essere tenuto in silenzio.

Insomma ordigni esplosivi scaricati o forse nascosti in questi fondali rappresentano una minaccia reale per la sicurezza pubblica e soprattutto ambientale, cosa ha fatto fin'ora la Regione Sardegna e il governo?

La regione tergiversa. Nicchia e diventa complice. Il governo è complice del sistema. Il Governo, dal Presidente del Consiglio al Ministro dell’Ambiente, passando per quelli della Difesa e dei Beni Culturali hanno proposto risposte evasive e non puntuali soprattutto per quanto riguarda l’accertamento di violazioni di legge in capo ai rispettivi ministeri e più in generale allo Stato. Ci sono leggi dello Stato che impediscono in modo chiaro e ineludibile quello che sta avvenendo a Teulada. Non si può continuare con una gravissima omissione dello Stato sulla violazione di norme di natura internazionale recepite dal parlamento e divenute legge.

Onorevole Pili, ha annunciato una denuncia per il disastro ambientale e naturalistico, ci spiega i dettagli di questa decisione?

Ho deciso di presentare formale denuncia alla Procura della Repubblica chiedendo di valutare l’immediato sequestro dell’area per evitare che le prove e le condizioni del sito vengano ulteriormente manipolate o modificate. Voglio sperare in un intervento deciso e urgente proprio per evitare che si possano consumare non solo altri palesi reati ai danni dell’ambiente ma anche per la sicurezza dell’intera zona. Occorre una bonifica obbligatoria senza ulteriori indugi da parte dello Stato. Il video documento girato ieri di cui mi assumo la responsabilità della divulgazione è la rappresentazione più evidente di quanto sta accadendo e quanto è accaduto in quell’area. Siamo dinanzi ad un disastro ambientale e naturalistico senza precedenti, non più omissibile, e che rientra a pieno titolo nella nuova norma istituita nel 2011 con la modifica del diritto penale ambientale che persegue i reati di “distruzione e deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto”, “distruzione e il deturpamento di bellezze naturali” e “danneggiamento al patrimonio archeologico e storico”. Vi è l’obbligo di fermare questo scempio, di individuare i responsabili e provvedere al risarcimento e al ripristino dei luoghi. Non c’è più tempo da perdere. Ogni giorno di più si configura sempre di più il reiterarsi dei reati richiamati.

Dopo aver pubblicato il video esclusivo ed aver annunciato questa denuncia, con cui chiede al Presidente del Consiglio dei Ministri Matteo Renzi, a Roberta Pinotti Ministro della Difesa, Dario Franceschini in qualità di Ministro dei Beni Culturali e Gianluca Galletti, Ministro dell’ambiente e del mare e i loro predecessori di valutare se gli stessi, e/o i loro predecessori, abbiano compiuto atti riconducibili per colpa o dolo alle ipotesi di reato qui avanzate, e per quanto riguarda il Ministro dei Beni culturali e il Ministro dell’ambiente e del mare di reati di omissione d’atti d’ufficio o di omesso controllo e tutela dei patrimoni di pertinenza e competenza dei loro rispettivi Ministeri in quanto informati dei fatti, ha ricevuto delucidazioni, insomma si è mosso qualcosa?

I ministri come è dimostrato in questi giorni pensano alla Sardegna solo per farsi le vacanze. Ci vengono solo per le vacanze e qualche comparsata ferragostana davvero grave e priva di quel minimo di buon gusto che avrebbe suggerito minor spudoratezza. Non si è mosso niente. Il governo copre e nasconde queste violazioni di legge. La decisione di innalzare le soglie di inquinamento nelle basi di militari per evitare le bonifiche è la dimostrazione di quanto questo governo sia complice di questo misfatto di Stato. E’ un dovere morale ancor prima che civile denunciare questo misfatto di Stato. Non si può più assistere in silenzio a violazioni palesi di leggi e ad una devastazione che in qualsiasi parte del mondo sarebbe impedita e perseguita penalmente con il ristoro di tutti i danni provocati sia sul piano morale, economico e ambientale nell’area. Noi lavoreremo sul fronte giudiziario e su quello della coscienza civile. Le uniche due leve percorribili per costringere lo Stato a svolgere il suo dovere.

Crede possibile una bonifica in questi fondali, qui vengono a addestrarsi non solo la marina italiana, ma quella tedesca e la Nato, possibile che questi mari di bellissimo e straordinario valore ambientale sia stati usati come una pattumiera? Altre associazioni ambientalistiche sono state attive al riguardo?

La bonifica non è un’opinione. E’ un dovere. Chi inquina paga. Lo Stato ha devastato questi territori. Lo Stato deve ripristinarli così come li ha trovati. E’ la prima volta che si chiede il rispetto di una norma di legge e si denuncia il disastro ambientale come indicato in maniera puntuale nell’art.733 bis del codice penale. Si tratta di una svolta. Il reato è conclamato. Senza mezzi termini. Senza possibilità di discussione. Unidos ha fatto questa scelta operando con un gruppo di legali che hanno supportato la nostra azione politica e giudiziaria. Ora bisogna fare un salto di condivisione. Chi non tergiversa, chi ha posizioni chiare e non ideologiche deve unirsi. A me non interessa quali eserciti bombardino la Sardegna, non faccio tifo per nessuno di essi. Noi siamo contro qualsiasi tipo di violenza alla nostra terra e in questo caso, dal 2011, questo attentato alla nostra isola è un chiaro reato penale visto che il codice è stato modificato introducendo il reato di “distruzione e deterioramento di habitat all’interno di un sito protetto”, “distruzione e il deturpamento di bellezze naturali” . Questa sarà la nostra azione per liberare la Sardegna da questo peso ormai insopportabile.

L’onorevole Pili spiega a chi lo segue da tempo le sue battaglie:”non chiedetemi se faccio il giornalista o il parlamentare: ogni sardo, che sia giornalista o parlamentare, deve essere sentinella della propria terra e artefice del proprio futuro. Informare è libertà. Conoscere è un dovere. Reagire è un diritto.”

FONTE ARTICOLO: http://www.osservatoreitalia.it

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