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- Pubblicato Giovedì, 25 Luglio 2013 23:29
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Il sommerso cela al fisco 272 miliardi all'anno
La pressione fiscale nel nostro Paese si attesta al 54%, ai vertici tra le economie avanzate
Secondo i dati del rapporto sull'economia sommersa stilato da Confcommercio, la pressione fiscale effettiva si attesta quest'anno al 54%, al top fra le economie avanzate. Si tratta del gettito osservato in percentuale di Pil emerso. La pressione fiscale apparente, secondo calcoli prudenziali che non includono aumenti Iva, è invece al 44,6% del Pil nel 2013.
Nello studio, Confcommercio fa notare inoltre che nel periodo 2012-2013 l'economia sommersa in Italia è stata pari al 17,4% del Pil: 272 miliardi di imponibile che ogni anno vengono sottratti al fisco.
L'intervento del presidente Sangalli - Partendo dai dati illustrati, il presidente di Confcommercio, Carlo Sangalli, ha sottolineato che la priorità economica è quella di "ridurre l'attuale pressione fiscale, che è incompatibile con qualsiasi concreta prospettiva di ripresa". Ha quindi indicato che la necessità è quella "di un patto tra tutti i contribuenti in regola e tra questi contribuenti le istituzioni e l'amministrazione finanziaria, per aprire finalmente una stagione in cui le tasse e la crescita non siano più incompatibili".
Le misure urgenti - Nell'immediato, quindi, secondo Sangalli, "va innanzitutto scongiurato l'ulteriore aumento dell'Iva" con una "necessaria riflessione da parte del governo per trovare le coperture per la definitiva cancellazione" dell'aumento dell'aliquota dal 21% al 22%. "Non vediamo, infatti, alternative a questa decisione, perché l'aumento sarebbe un ulteriore mazzata per famiglie ed imprese e costituirebbe un colpo mortale per la domanda interna per consumi e investimenti, che rappresenta l'80% del Pil".
Sangalli ritiene "essenziale" anche la revisione dell'Imu sui beni strumentali delle imprese, compresi negozi ed alberghi, annunciata dal ministro Zanonato, "per i quali dev'essere consentita la deducibilita' non solo dalle imposte sui redditi ma anche dall'Irap".
Pressione fiscale, il paragone con gli altri Paesi - L'Italia è uno dei paesi in cui la pressione fiscale è cresciuta di più nel periodo 2000-2013, quindi anche durante la crisi: l'incremento è stato del 2,7% (dal 41,9% al 44,6%). Per quanto riguarda la pressione fiscale effettiva, nella classifica che emerge dalle elaborazioni dell'ufficio studi di Confcommercio, dopo l'Italia al 54%, c'è la Danimarca al 51,1%, la Francia al 50,3%, il Belgio al 49,3%, l'Austria al 46,8%, la Svezia al 46,7%, la Norvegia al 42,3%, l'Olanda al 40,8%, il Regno Unito al 40,4%, la Spagna al 36,7%, l'Australia al 34,8%, il Canada al 31,9%, l'Irlanda al 28,4%, gli Stati Uniti al 27,9%, in coda il Messico al 26,2%. La Germania, paese da cui spesso si prende esempio, viene sottolineato, non figura nella classifica sul sommerso e sulla pressione fiscale effettiva perché non fornisce i dati sul sommerso economico.
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