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Repubblica e Messaggero vs Alfano: “Sapeva tutto. I kazaki volevano Shalabayeva”

epubblica e Messaggero vs Alfano: “Sapeva tutto. I kazaki volevano Shalabayeva”

ROMA - Un fonogramma dell’Interpol è un nuovo colpo di scena nel caso del miliardario “oppositore”, condannato dalla giustizia inglese e ricercato dalla polizia del Kazakhstan, MukhtarAblyazov e della moglie con tanti cognomi Alma, deportata in Kazakhstan a fine maggio con la loro bambina di 6 anni.

La rivelazione è in un articolo di Repubblica, che, nonostante il voto di non sfiducia del Parlamento venerdì, continua con una nuova rivelazione la campagna di Repubblica contro il ministro dell’Interno Angelino Alfano.

Anche il messaggero riporta il cablogramma dell’Interpol, ma il tono è più contenuto e l’articolo non è il prima pagina.

Alfano è anche lui ministro con tanti incarichi, perché è anche vice presidente del Consiglio e segretario del partito di Berlusconi, il Pdl.

Secondo Repubblica, la polizia italiana, quando fece irruzione nella villa di Casalpalocco, Roma, dove il ricercato abitava non cercava solo Mukhtar Ablyazov, ma tutta la sua famiglia, compresa la moglie Alma Shalabyeva e la figlia. E la loro espulsione, contrariamente a quanto sostenuto dal ministro Angelino Alfano e dal suo ministero, non sarebbe stata solo un “effetto collaterale” del blitz, ma parte integrante dell’operazione.

A sostegno della tesi, il quotidiano Repubblica riporta testi di più messaggi ma in particolare fa riferimento a un cablogramma, contenuto nella relazione che il capo della polizia Alessandro Pansa ha presentato alle Camere pochi giorni fa.

Del messaggio Repubblica riporta anche una riproduzione fotografica un po’ limitata e una traduzione un po’ disinvolta nella didascalia:

Il cablo mandato a Roma da Astana chiede l’arresto del dissidente Ablyamov e la consegna della moglie Alma Shalbayeva: “Le vostre autorità devono deportarla in Kazakhstan”".

Il testo in inglese messo in evidenza da Repubblica dice:

“Nel caso venga accertata la presenza illegale di Shalabayeva Alma in Italia (con documenti falsi) chiediamo alle vostre competenti autorità di deportarla in Kazakhstan”.

In tutti i casi per Carlo Bonini e  Alessandro Tonacci, gli estensori dell’articolo su Repubblica, quanto detto da Alfano e dal ministero sarebbe insomma un falso. Scrive Repubblica:

Ci hanno raccontato per cinquanta giorni  -  dal ministro Angelino Alfano, al suo capo di gabinetto, all’intero Dipartimento di Pubblica Sicurezza  -  che la notte del 28 maggio la nostra Polizia, teleguidata dalla diplomazia kazaka accampata al Viminale, cercava solo Mukhtar Ablyazov, “un pericoloso latitante”. E che quando la caccia si rivelò infruttuosa la storia fini lì. Che di Alma Shalabayeva e della sua bimba Alua di 6 anni nessuno sapeva, né poté sapere, se non a cose fatte. Che la loro espulsione fu un “danno collaterale”.

Per “un blocco cognitivo”. Per un cortocircuito dei “flussi informativi ascendenti e discendenti”. Ebbene, è un falso. Ora documentabile.

Ma perché?  Negli allegati della relazione di Pansa, spiega Repubblica ci sarebbe

una nota Interpol proveniente da Astana la mattina del 28 maggio chiede alla nostra Polizia, alla vigilia del blitz, di identificare, fermare e “deportare” la donna che i kazaki ritengono viva con Ablyazov e che con lui dovrebbe trovarsi all’interno della villa di via di Casal Palocco 3. Alma Shalabayeva, nata il 15 agosto 1966.

Insomma Shalabayeva e sua figlia Alua sarebbero stati un obiettivo esplicito del Blitz. L’accusa di Repubblica è chiara: Alfano mente.

Per ragioni evidenti. Dissimulare una verità che giorno dopo giorno si conferma tuttavia incoercibile. Che, sin dall’incipit, l’operazione orchestrata tra Astana e Roma aveva un unico obiettivo. L’intera famiglia Ablyazov. E che a quell’operazione tout-court il ministro dell’Interno Alfano diede impulso mettendo a disposizione dei kazaki la nostra Polizia.

 

 

Fonte Articolo:http://www.blitzquotidiano.it

 

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